Un appuntamento dalle caratteristiche di assoluta unicità, il Takitaly sui Vini Spumanti, il  ‘format’ di Vinoway con il suo Simposio, ha fatto per la seconda volta  tappa in Puglia a Bari, lo scorso 2 dicembre presso il Grande Albergo delle Nazioni, tra scintillii di luci natalizie e giochi di specchi dall’effetto fluorescente. Il suo spazio è stato aperto a ben 60 Aziende della spumantistica.
L’inizio dei lavori alle ore 16,00 con il Convegno, ha avuto come tema “Identita, criticità e andamento produttivo dello spumante Italiano: confronto tra territori.”. Ha fatto seguito una Masterclass con 11 etichette in degustazione, descritte dagli stessi produttori e con interventi di autori di Vinoway.com.

Un incontro non solo  con le bollicine di Puglia, ma anche un confronto con gli spumanti di altre regioni italiane più o meno vocate alla spumantistica. Presenti Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Trentino, Veneto ed un ospite straniero dalla  Slovenia. Giornalisti, Blogger, fotografi,  esperti e winelovers hanno affollato e seguito l’evento lasciandosi travolgere dall’atmosfera gioiosa diffusa dalle bollicine e dallo stile brioso e nel contempo elegante del Simposio. Un momento di scambio di opinioni  non solo per addetti ai lavori ma per tutti coloro che amano la spumantistica, in un contesto da grande party.

banchi di assaggio sono stati aperti dopo le 18,00 ed il servizio è stato prestato, cosi come è ormai consuetudine, dagli impeccabili e preparatissimi sommelier AIS Puglia in alta uniforme vista l’eccezionalità dell’evento. Delle 60 bollicine in assaggio molte appartengono a regioni tradizionalmente  vocate alla spumantistica ed altre, come la Puglia stessa, ancora in una fase di sperimentazione pionieristica. Ciascuna regione si è presentata con  il suo profilo di bollicina, tracciato da un disciplinare specifico, oppure dall’utilizzo di un vitigno con peculiarità adatte alla spumantizzazione  o ancora con un carattere fortemente territoriale. Un incontro che ha  suggerito nuovi percorsi da sperimentare per immaginare un brand tutto Italiano, capace di farsi strada su nuovi mercati stranieri. In abbinamento i prodotti del Salumificio Mocavero, presentati in bella vista dalle stesse produttrici e la Burrata IGP del Consorzio di Andria.

L’ evento è stato allestito in due diverse locations; il Convegno e la Masterclass hanno occupato una sala piuttosto raccolta e predisposta con un salotto di conversazione per gli intervenuti, e postazioni ai tavoli per il pubblico. Mentre i banchi d’ assaggio sono stati ospitati in zone della hall, con pareti arredate interamente da specchi, che abbracciavano i singoli banchi disposti in modo circolare. Il riverbero delle luci sugli specchi ha quasi  creato nell’effervescenza dei  calici un ulteriore effetto di luminosità.

Davide Gangi editor di Vinoway.com, Presidente dell’ Associazione Culturale e di Promozione Vinoway Italia ed ideatore del Simposio ha condotto il Convegno, creando un’atmosfera calda e dal gusto conviviale. Ha lanciato, in modo mirato, spunti di riflessione e domande ai suoi ospiti, per poter tracciare un profilo dello stato attuale  della spumantistica; partendo da quelle realtà con una tradizione ed un disciplinare consolidato quali Trentodoc, Oltrepò Pavese, Franciacorta, le aree del Prosecco Valdobbiadene e Asolo, per creare un confronto costruttivo con altri territori, che stanno ancora sperimentando questo tipo di produzione.

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Così nel giorno dello Sparkling Day, quando non solo in Puglia, ma  in più parti d’Italia l’attenzione è stata puntata sulla spumantistica, il Simposio ha dato la parola ad esperti e produttori, incominciando da Emanuele Bottiroli Direttore del Consorzio di Tutela dei Vini Oltrepò Pavese che ha tracciato un breve profilo del territorio, con i suoi 13.500 ettari vitati e il cui il Pinot Nero, rappresenta un quarto della produzione mondiale. Ha sottolineato una data fondamentale, rappresentata dal 1865, momento di inizio della spumantizzazione con Pinot Nero e con la creazione della prima etichetta. Un evento che ha poi fatto da apristrada per tutte le altre produzioni del territorio,  tra i piu vocati alla viticoltura, essendo posto sul 45° parallelo.

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L’Italia con le sue oltre 500 denominazioni si veicola all’estero attraverso volumi di prodotto e non attraverso una internazionalizzazione dei singoli territori, sebbene ci siano mercati come quello Giapponese, alla ricerca dell’unicità legata  esclusivamente al territorio. Servono perciò  investimenti ed una cultura del vino capace di comunicare col mondo e con i mercati stranieri.

Libero Rillo Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Sannio, ha invece puntato l’attenzione sullo spumante come investimento per il futuro, come possibilità di sperimentazione con vitigni che, hanno dimostrato la loro versatilità in queste produzioni quali Falanghina e Aglianico. Promuovere un legame col vitigno e col territorio è quanto i consorzi riescono a fare nella promozione e diffusione della cultura enoica territoriale.

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L’intervento del Presidente Coldiretti Puglia Gianni Cantele, sia in veste di figura istituzionale che di produttore, ha evidenziato come la cultura della qualità in Puglia sia una realtà piuttosto recente, cosi come la sperimentazione di bollicine, che ha aree più vocate ed altre che, solo da poco spumantizzano. In assenza di “un’idea” comune, al momento,  quello che si cerca di costruire è una veicolazione del territorio senza seguire stereotipi di facile commercializzazione.

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E’ stato evidenziato come il panorama mondiale stia cambiando, c’è la ricerca di prodotti di qualità, risulta necessario  perciò uscire da una politica di volumi e favorire una di marchio, poiché  il vino ha perso il suo ruolo di alimento,  diventando prodotto quasi elitario, al punto tale che, il trend negli Stati Uniti d’America è quello di acquistare il vino più  costoso.

L ‘enologo Vittorio Festa ha invece risposto al quesito su come identificare il vitigno più  adatto per i due diversi sistemi di spumantizzazione Classico o Martinotti, che vanno intesi come risposta a quello che la territorialità del vitigno comunica. Certamente, non può essere  soltanto il  metodo a conferire  successo ai nostri spumanti da vitigni autoctoni, ma anche la capacità del Paese di fare squadra e creare una filiera, seguendo così il modello francese.

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Leonardo Palumbo enologo e Consigliere dell’ Union Internationale des Oenologues ha supportato l’idea che la spumantistica pugliese possa trovare vigore partendo da quella che rappresenta la novità degli ultimi 4 anni, cioè  la possibilità data ai produttori  di partecipare a bandi che consentano di fare impianti spumantistici nella regione. È sicuramente opportuno valorizzare i vitigni autoctoni, ma senza tuttavia escludere del tutto gli internazionali, se ciò può servire a migliorare gli standard. La creazione di un consorzio in grado di tutelare queste produzioni, servirebbe a favorire una crescita maggiore, infatti la Daunia ci sta già pensando ed ha tracciato il percorso.

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Il responsabile della  Guida Vitae  Puglia AIS, Giuseppe Baldassarre, scrittore e docente AIS, ha pubblicato diversi testi sui princiali vitigni autoctoni pugliesi, pertanto a lui è stato chiesto di far chiarezza su quali possano essere i più vocati per queste produzioni. Ne è emerso un quadro variegato, in quanto la regione Puglia presenta una grande molteplicità di vitigni, che sono fonte di ricchezza e biodiversità. Tuttavia non si può pensare che tutti siano adatti alla spumantizzazione ed in particolare, alcuni, come il Primitivo, fanno fatica a reggere l’evoluzione richiesta dal Metodo Classico. Ma altri, che hanno bisogno di maggiore valorizzazione, potrebbero invece ricevere dalla spumantistica, una forte spinta produttiva.

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Importante l’intervento di Pasquale Porcelli Giornalista, Consigliere Nazionale ONAV, direttore della guida Prosit, che in un contesto in cui la discussione si è spostata sui canali attraverso i quali è fondamentale presentare la produzione spumantistica, ha tenuto a dire come per creare una guida, sia assolutamente necessario saper raccontare e conoscere un vino dalla vigna alla cantina, perché i valori legati al territorio devono poter emergere. Attraverso gli assaggi  sia alla cieca che ad etichetta scoperta si va alla ricerca del carattere identitario del vino.

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L’intervento del nuovo Direttore del Consorzio Del Primitivo di Manduria, Adriano Pasculli De Angelis, che formatosi negli Stati Uniti, ha sviluppato una visione diversa delle dinamiche produttive, associandole strettamente a tecniche di mercato, secondo le quali il prodotto andrebbe “costruito” cercando di capire quali siano i gusti dell’ eventuale consumatore.

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Piernicola Leone De Castris, il cui Five Roses festeggia i suoi 75 anni, ha sempre creduto nelle sperimentazioni e nelle potenzialità dei vitigni autoctoni pugliesi, e  soprattutto ora, quando i mercati sono in continuo mutamento, ribadisce che la forza dei nostri spumanti va cercata nel territorio, che possiede un grande appeal, soprattutto in alcuni mercati stranieri.

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Per Slow Wine Salvatore Taronno ha risposto alle domande concernenti i criteri che l’associazione usa per inserire gli spumanti nelle proprie guide, poiché è emerso che la spumantistica risulta poco presente. Certamente i parametri prendono ad esempio non le realtà territoriali, sebbene grandi prodotti come Champagne e Cava. Ciononostante, un noto spumante pugliese prodotto a San Severo, con vitigni autoctoni, è stato inserito in guida già da molto tempo, e per la seconda volta consecutiva, il produttore non  è presente nella selezione del Simposio, senza chiare motivazioni.

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L’intervento conclusivo è stato quello dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari e Forestali della Regione Puglia  Leonardo Di Gioia, che ha tenuto a ribadire come la politica stia cercando di farsi carico delle problematiche legate al mondo del vino, spostando sui Fondi Europei programmazioni a lungo termine, che vadano a supportare il dinamismo consortile di aziende ed associazioni atte a promuovere una cultura del vino,  finalizzata alla qualità e alla promozione del territorio.

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In questo Simposio dai toni impegnativi  è emerso che, lo storico di un territorio ha bisogno di tempo perché trovi nuove strade, affinchè declinazioni diverse della tradizione trovino una identità consapevole,  ma che in ogni caso, la spumantistica pugliese, lontana dal volersi omologare a modelli internazionali, trova la sua forza nell’unicità del territorio.

La Masterclass seguita al Convegno,  ha con gli assaggi, attraverso la descrizione condotta dagli stessi produttori, ulteriormente avvalorato quanto emerso durante il dibattito.

Gli spumanti, in tutto 11, sono stati versati secondo la sequenza cromatica, partendo dal Rohesia Brut Metodo Classico 2013 prodotto da Negroamaro di Cantele Vini. Uno spumante rosato dal colore intenso, ricco nel perlage e nei profumi, tra frutti di bosco, melograno ed agrume candito, al sorso corposo, capace di riportare al carattere del vitigno. Il produttore nella persona di Gianni Cantele ha spiegato di come la scelta sia caduta sul Negroamaro, molto presente nel Salento, perché l’esperienza ha dimostrato la sua versatilità anche col Metodo classico e sboccature a 30 mesi. Un colore volutamente carico per accentuare la tradizione del rosato pugliese e rendere piu territoriale il prodotto.

Di seguito è stato servito il rosato di Tenute Rubino, Sumarè 36 Mesi Brut 2012 prodotto da Susumaniello, un vitigno, che come ha tenuto a precisare lo stesso produttore Luigi Rubino, è stato recuperato partendo da pochissimi alberelli impiantati sulla sabbia, ormai vecchissimi e capaci di una produzione limitatissima, ma di altissimo livello. Il susumaniello ha bisogno di tempo per esprimersi sia come vitigno, sia come spumante. Cosi con il passare dei mesi, da 12 a 24 e poi a 36,  si è arrivati ad un grande risultato con una bollicina dal colore intenso, un rosa molto carico ed una spuma molto fine, carezzevole al sorso. Un tripudio di profumi tra frutti  rossi di bosco e ciliegia che si aprono in bocca nella loro integrità. Una bollicina destinata a viaggiare verso i mercati del Sol Levante, dove è molto apprezzata.

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La tradizione pugliese del rosato da Negroamaro, con 93 anni di imbottigliamento, è quella di cui ha parlato Piernicola Leone De Castris, presentando il Five Roses Anniversario Metodo Classico 2010. L’ azienda nel cuore della DOC Salice Salentino, ha sfruttato le potenzialità di un vitigno complesso ma versatile come il Negroamaro. La bollicina in degustazione, risulta diversa dalle precedenti, ha un colore molto leggero, un rosa delicatamente sfumato, un perlage elegante alla vista e al palato. Profumi delicati di rosa e frutti rossi ancora poco maturi formano un bouquet , che poi si ritrova al sorso. Una scelta cromatica e di leggerezza del gusto assolutamente voluta dal produttore.

Dalla Campania Fontanavecchia Principe Lotaro, un Aglianico che ha certamente colpito subito per il colore, rosa cipolla con riflessi ramati, ed un perlage assolutamente elegante, con un naso di rosa e frutti rossi che tornano al sorso. Antonio Riontino, vincitore del Premio Miglior Sommelier di Puglia è stato chiamato da Davide Gangi per guidare la degustazione di questo calice.

Il quinto assaggio porta in Sardegna con Argiolas Tagliamare Spumante Brut, un Metodo Martinotti, presentato per la prima volta in assoluto al Simposio, che mette in evidenza tutte le caratteristiche del Nuragus, di grande finezza nel perlage e  con un colore paglierino che sfuma su note verdoline. Promette la frescezza di un naso iodato e l’eleganza di fiori bianchi, pesca e agrumi ed anche erbe aromatiche che si ripropongono anche all’assaggio con un sorso persistete e lungamente sapido.

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L’Abruzzo si è presentato con due diverse produzioni a base  Pecorino, la prima Codice Citra Hortari Metodo Classico 2015, in cui compare anche una percentuale di Montonico, e cosi sentori dell’ uno e dell’ altro si fondono e da questa interpretazione emergono profumi che vanno dalle erbe aromatiche a note di ginestra e albicocca presentato dall’enologo Lino Olivastri.

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Altra interpretazione del Pecorino  è nello Jasci & Marchesani Autentico 2012 Abruzzo, in cui l ‘autoctono è in blend con Chardonnay e Riesling. Colpisce la lucentezza del colore che si arricchisce di riflessi argentati.

Il Monpusello Pinot Nero Pas Dose Nature Lombardia, uno spumante che ha ricevuto molti riconoscimenti dalle guide, è stato presentato da Emanuele Bottiroli che ha evidenziato come questo vino trovi la sua identità  identificandosi col territorio. Bello alla vista col suo elegante  paglierino e le sottilissime bollicine in risalita; al naso sentori di ribes lo rendono unico.

Letrari Brut Riserva Trentodoc Alto Adige è stato presentato dalla produttrice, Lucia Letrari, che ha definito il successo di questo spumante, come il risultato di un percorso volto alla creazione di uno stile dato dalla tipicità del vitigno Pinot Nero insieme allo Chardonnay. Un Metodo Classico con affinamento sui lieviti per 36 mesi di grande finezza nel perlage, nel colore e nei sentori tra crosta di pane, frutta a polpa bianca e fiori. Al sorso fresco e cremoso insieme.

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Un blend di diverse annate e 72 mesi sui lieviti, Ferrari  Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva Del Fondatore 2005 Trentino Alto Adige, è l’assaggio conclusivo di questa magnifica carrellata di produzioni italiane. Frutto solo delle migliori annate, Chardonnay in purezza. Bellissimo con il suo giallo brillante e l’ eleganza del suo perlage. Complesso ed intenso nei profumi tra sentori esotici e note balsamiche, al gusto cremoso e vellutato con fragranze di miele e frutta esotica.

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Anche in questa seconda edizione del Simposio, un ospite straniero: Movia Puro Slovenia, la produzione di un azienda che si trova a confine tra Slovenia e Italia e che data le sue origini al 1700. La particolarità di questo Metodo Classico è che la rifermentazione in bottiglia non prevede alcuna aggiunta di liqueur de tirage, ma semplicemente mosto fresco con i propri lieviti. Appare con delle sottili nuances rosate, al naso frutta matura a bacca rossa e sentori minerali che tornano al gusto.

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Al termine gli ospiti si sono spostati nel panoramico e accogliente ristorante dell’albergo, dove, in un’atmosfera rilassante e prenatalizia, hanno potuto degustare le preparazioni dello chef Johnny Basti. In abbinamento sono stati serviti i vini già in degustazione durante la serata presso i banchi di assaggio.

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La splendida terrazza panoramica, con le luci del lungomare sullo sfondo, ha fornito lo scenario per immortalare i momenti piu significativi e gradevoli di fine serata, quando gli ospiti hanno completato il loro viaggio nel mondo della spumantistica proposto da Vinoway.

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